09 gennaio, 2014

Riforma dei criteri di assegnazione delle risorse FUS Danza


Questa proposta di riforma dei criteri di assegnazione delle risorse FUS Danza presentata il 4 dicembre u.s. dalla Direzione Generale dello Spettacolo dal vivo, presenta molteplici punti di forte criticità.
Il carattere "punitivo", ingiustificato e drastico delle attività di promozione , si evince semplicemente dai numeri. Infatti i criteri di assegnazione dei fondi FUS Danza prevedono una diminuzione dei soggetti riconosciuti come organismi della promozione pari all' 85 % -  90%  in meno di quelli attualmente previsti, ovvero non più di 5 sui 35 dell'annualità 2013.
Il settore della promozione istituito e voluto dal MIBAC alla fine degli anni '90 e che fino al 2013 ha visto l'ingresso di nuovi soggetti destinati a svolgere questo fondamentale ruolo per la danza italiana, viene quindi smantellato.
Allo stesso tempo nelle azioni trasversali è previsto un capitolo denominato ex ETI con finanziamenti di azioni e progetti che l'Amministrazione realizza in prima persona, per il perseguimento e lo sviluppo dei compiti e delle funzioni di promozione. In tale senso s’intravede allora un intento di centralizzare la promozione della danza in Italia.
A ciò si aggiunge una totale assenza delle attività di formazione professionale, documentazione, coordinamento della produzione (che viene a questo punto delegato alla distribuzione che, allo stesso tempo, non può eccedere il limite di un unico soggetto per Regione.
S’ignorano volutamente le drammatiche ed inevitabili ripercussioni sui soggetti, sui lavoratori  in termini di perdita di posti di lavoro, e le famiglie dei lavoratori, i territori oggetto della promozione, l’indotto e quanti fino ad oggi hanno operato in un comparto strategico per la danza in Italia, senza fornire neanche un dato sulla sostenibilità del modello proposto, senza prevedere concretamente quali saranno le ricadute dirette ed indirette che la soppressione di questi settori provocherà sul sistema danza. A meno che l’obiettivo che ci si propone di raggiungere non sia quello di innalzare il tasso di disoccupazione dello spettacolo dal vivo.
L'Italia si caratterizza per essere sempre arretrata in confronto agli altri paesi europei sulla formazione dei giovani: giovani danzatori, giovani coreografi, giovani insegnanti, per cui l'eliminazione del settore della formazione è in evidente contraddizione con la pretesa di dare più spazio agli under 30. Paradossale, se si pensa di voler riformare il sistema guardando al futuro.
Allo stesso tempo la totale mancanza di riferimenti alla documentazione sembra rientrare nella consuetudine ormai invalsa nel nostro Paese di non dare il giusto valore alla memoria e a quanto storicamente si è prodotto negli anni precedenti.
Una riforma, quindi, che vuole una danza senza futuro e senza riconoscimento del passato.

Considerato quanto sopra chiediamo di ripensare la formulazione dei criteri di intervento su questo comparto che, e lo dicono i numeri, è quello dove la scure della riforma e dei suoi criteri si abbatterà in maniera indiscriminata  :
ripristinando le modalità di accesso per i progetti destinati ai settori della  promozione, perfezionamento professionale, documentazione, promozione del pubblico, con le modalità già esistenti nel D.M. 8 novembre 2007 attualmente in vigore, aggiungendo altri settori individuati nei proposti criteri di assegnazione ovvero il ricambio generazionale nello spettacolo dal vivo, l'incentivazione dello spettacolo dal vivo come forma d’nclusione e di recupero nei contesti di disagio sociale, senza un limite numerico dei progetti approvabili, così come per gli altri settori.

Quanto sopra anche per adempiere al disatteso ordine del giorno della Camera dei Deputati 9/01628/015 che impegna il Governo, a seguito dell'abrogazione dell'articolo 1 della legge n. 589 del 1979, a " ricomprendere tali attività tra quelle incluse nel Fondo unico per lo spettacolo, cui dedicare un apposito capitolo." L'emarginazione nelle Azioni trasversali, contraddice evidentemente quanto riconosciuto necessario dal Governo.

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