23 dicembre, 2013

“Jucatùre”: l’uomo perde il pelo, ma non il vizio! Di Francesca Saveria Cimmino


In scena, sul palcoscenico del Teatro Nuovo di Napoli, dal 20 dicembre 2013 al 6 gennaio 2014, Els Jugadors, Jucatùre, ovvero Giocatori, il “miglior testo straniero” della stagione teatrale, nella special list del prestigioso Premio Ubu 2013 e il vincitore del Premio Butaca 2012, per il miglior testo in lingua catalana. Lo spettacolo è interpretato da Renato Carpentieri, Enrico Ianniello, Tony Laudadio, Giovanni Ludeno. Tratto da Pau Mirò, tradotto e diretto da Enrico Ianniello.

Un appartamento, sito nei Quartieri Spagnoli di Napoli, all’interno del quale quattro uomini di mezz’età si incontrano per sfuggire alle rispettive tristi vite quotidiane. Il professore (Renato Carpentieri), il becchino (Enrico Ianniello), l’attore (Tony Laudadio) e il barbiere (Giovanni Ludeno) sono amici, confidenti, compagni di sempre, pronti a supportarsi reciprocamente o semplicemente a condividere dei giorni senza stimoli e con poche monete in tasca. Non ci sono soldi, non più. Il professore, colui che ospita tutti nell’appartamento e che lascia la porta aperta dando loro libero accesso in ogni momento, ha speso tutti i risparmi al Casinò. Sono accomunati dai vizi di gioco, vizi dell’alcol e per qualcuno c’è anche il bisogno di intrattenersi con prostitute, per sentirsi meno solo. Si ritrovano puntualmente al tavolo da gioco, per la regolare partita a carte che consente loro un attimo di evasione, un momento di distrazione da un fallimento individuale e collettivo. Non c’è giudizio e non c’è alcun moralismo. Battute spinte, talvolta eccessivamente, ma non c’è da meravigliarsi: gli spagnoli, più degli italiani, utilizzano parolacce. Definite le “cattive parole”, eppure, se pronunciate da indiscutibili attori di qualità non danno il senso della volgarità, bensì rimandano a una lingua, il napoletano di un tempo, che sapeva esser poetica sebbene utilizzasse terminologie grossolane. Spumeggiante e ironico, sarcastico e divertente, Jucatùre mostra una società senza tempo e senza spazio: potrebbe essere ieri, oggi, domani; potrebbe esser chiunque il protagonista di quella situazione. Banalmente chiunque. Uomini senza un’identità specifica, persone, amici che si rifugiano in un non-luogo dove non vi sono pregiudizi e preconcetti, dove si può esser semplicemente sé stessi. Poi un giorno l’idea di far girare la ruota, di modificare un destino che stava dirigendosi verso la deriva: la trovata è quella di rapinare una banca. Non c’è nulla di più complesso per un anziano con il bastone e un balbuziente, se non si ha l’assoluta e totale approvazione dei “soci in affari”; ma, allo stesso tempo, quando non si ha nulla da perdere, tanto vale rischiare. “Chi non risica non rosica”, dicevano gli antichi.
Dunque il coraggio e, contemporaneamente, un chiaro atto di trasgressione, possono riportare a quel brio dimenticato e ad una apparente serenità, ormai lontana. Ci sono ancora sogni, speranze; ci sono ancora anni da trascorrere ed è bene viverli al meglio. O, semplicemente, c’è ancora la voglia di sperperare denari nelle bische, comprando alcolici e biscotti. Perché, infondo, si sa: l’uomo, come il lupo, perde il pelo ma non il vizio.

Francesca Saveria Cimmino


Jucatùre (I Giocatori)
di Pau Mirò
traduzione e regia Enrico Ianniello
con
Renato Carpentieri, Enrico Ianniello, Tony Laudadio, Giovanni Ludeno

Durata della rappresentazione 80’ circa, senza intervallo

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