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19 ottobre, 2013

Quarta serata per la sezione teatro della IX edizione del Festival del corto “La Corte della Formica”, al teatro Bellini di Napoli. Di Francesca Saveria Cimmino


In gara: Piccolo e squallido carillon metropolitano, di Davide Sacco; Il discorso, di Gennaro Maresca; Tranuvole, da un’idea Francesco Rivista.
Foto Flaviana Frascogna
Piccolo e squallido carillon metropolitano, scritto e diretto da Davide Sacco. Gli interpreti: Rosario D’Angelo, Orazio Cerino, Valentina Arena. Scene: Luigi Sacco; costumi: Silvia Tagliaferri. Probabilmente ispirato a “E fuori nevica” di Vincenzo Salemme, il corto racconta un nucleo familiare lesionato nel suo nocciolo e in cui il disagio, la solitudine quanto l’affetto sono protagonisti della scena.  Tre fratelli abbandonati a se stessi, ma che contemporaneamente, per alcuni versi, sentono il peso del dovere, della responsabilità. Soli, senza un genitore che possa supportarli, soli a fare i conti con i problemi di un’esistenza e di una società per le quali il ritardato o l’omosessuale sono ai margini.  <Ci si abitua ai dolori che la vita ti costringe a buttare giù, ci si abitua a tutto: alla fame, alla miseria, alla solitudine; ci si abitua a tutto>. Sono queste le parole pronunciate da uno degli attori. Ci si abitua al degrado, a vivere in uno spazio claustrofobico, alla sporcizia, a dover dormire due ore a notte per portare i soldi a casa. Simbolo del loro isolamento è, senza ombra di dubbio, un pesce rosso in un’ampolla che da anni dorme; ovvero è morto.  Metafora del bisogno di racchiudersi in un luogo ovattato e protetto, come quelle quattro mura di un monolocale, perché, come sottolinea sul finale uno degli attori, <Siamo soli, questa è la verità. Tutti quanti, soli.(…) Siamo lontani, soli nelle nostre ampolle di vetro. >.
Foto Flaviana Frascogna
Il discorso, scritto e diretto da Gennaro Maresca. Gli interpreti: Gennaro Maresca, Fabio Casano, Cinzia Mirabella, Gabriella Murano. Scene: Giovanni Paolo Casano; costumi: Gennaro Maresca; assistente alla regia: Fabio Casano; organizzatore generale: Roberta De Pasquale. In tre punti precisi del palco tre differenti scenografie: una valigia e una sedia con sopra dei vestiti poggiati a destra, una poltrona a sinistra e, sul fondo un letto con un cavalluccio a dondolo. Per ognuna di queste ambientazioni c’è una narrazione, e rispettivamente: la storia di una ragazza ambientata negli anni ’60, la vita di un’insegnante del 2013 e due bambini chiusi in uno spazio dal quale non possono e non potranno mai uscire. Sembra sconnesso, ma in realtà un filo conduttore c’è: si parla di aborto. Le donne sono legate dalla perdita di un figlio e quei bambini sono la proiezione e l’immaginazione di qualcosa che non è mai esistita. Dei mai-nati con cui la performance inizia, e che per quanto abbia avuto una brillante idea registica, ha inevitabilmente e forse volutamente, destabilizzato lo spettatore. Da sottolineare la bravura di Cinzia Mirabella e del giovane Fabio Casano.
Foto Flaviana Frascogna
Tranuvole, da un’idea di Francesco Rivista. Scritta ed elaborata da Baracca dei Buffoni. Adattamento teatrale e regia di Orazio De Rosa. Gli interpreti: Orazio De Rosa, Gabriella Errico, Carla Carelli, Raffaella Lepre, Assunta Rosaria Criscuolo. Scene e costumi: Francesco Rivista. Audio-luci: Antonio Perna. Il teatro è immaginazione, si sa. Cinque clown bianchi, di cui due sui trampoli, prima tra il pubblico e poi sul palco danzano con il fine di trascinare lo spettatore in una dimensione onirica, grazie all’accompagnamento di musiche per carillon. Rappresentano sei nuvole, con ombrelli e veli bianchi, merletti e vestiti minuziosamente elaborati. Una scenografia e una coreografia molto stimolanti, peccato che sia durato troppo e che il sogno, in realtà, fosse finito già da un pezzo.   
La giuria popolare premia, per la quarta serata, il corto teatrale “Piccolo e squallido carillon metropolitano”.


Francesca Saveria Cimmino

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