26 agosto, 2013

“Virtuoso Sentimento”, l’ultimo CD di Francesco Attesti. Da Bach a Piazzolla. L’esploratore di repertori diversi. Di Stefano Duranti Poccetti


Foto di copertina di Maria Vittoria Paci,
foto interne al cd di Luca Calugi

Qualche giorno fa avevo fatto un’intervista al pianista Francesco Attesti; ecco, adesso è venuto il momento di parlare anche del suo ultimo CD, uscito di recente per conto della casa discografica aretina “Drycastle records”, di Maurizio Bozzi. “Virtuoso Sentimento”, questo il titolo dato alla registrazione, un titolo molto azzeccato, visto che si parla di un pianista molto bravo sia a livello tecnico che a livello interpretativo; valori che dimostra anche in quest’ambito proponendo un repertorio molto vario, che va da Bach a Piazzolla, non privo di composizioni dello stesso Attesti.
Ma andiamo per ordine: il primo brano registrato è di Bach e si tratta di “Aria”, dall’ “Ouverture per orchestra n. 3 BWV 1068”, un brano di apertura in cui il pianista ci dimostra fin dalle prime note la sua delicatezza sulla tastiera, proponendo un Bach fresco, dolce, forse anche un po’ romantico, ma non per questo snaturato, vista la precisione ritmica e la chiarezza con cui Attesti lo esegue.
Se nel primo brano si è potuta ammirare la delicatezza del pianista, unita al suo validissimo senso interpretativo, nella seconda traccia incontriamo un Attesti brillante, dovendosi confrontare con un “Allegretto” di Pescetti, una melodia “all’italiana”, chiara, gaia, veloce, brillante e orecchiabile, dove il pianista si dimostra fluido e pulito sulla tastiera, capace di fare uscire ogni singola nota, seppur rapida, in modo limpido.
Con la traccia numero tre entriamo negli anni d’oro del romanticismo, con uno dei suoi compositori più emblematici: Franz Schubert, con il suo famoso “Impromptu Op. 90 numero 2 in Mi bemolle maggiore”. Dall’intervista si ricorderà che Attesti aveva definito Chopin come il suo compositore preferito e in questo caso, certo, non ci troviamo davanti al Maestro polacco, ma si comincia però ad assaporare quell’aria romantica che piace al pianista, che ci propone questo brano in modo ineccepibile, sapendo ben giocare tra i piano i forte e in grado di costruire intorno a sé l’atmosfera straordinaria del sentimentalismo, della visione, del sogno.
Dalla quarta alla settima traccia troviamo poi la “Sonata Op. 2 numero 3 in Do maggiore”, dove Attesti si cimenta stavolta con quello che del Romanticismo – a ragione per alcuni, a torto per altri – può essere definito il Padre: Ludwig Van Beethoven. In questa sonata, più che altre, il Maestro tedesco conserva elementi settecenteschi, affiancati da elementi strutturali che cominciano a farci degustare quell’aria di pathos e di forza emotiva. Attesti si misura così con un compositore diverso dagli altri fin ora citati, visto che dalla musica di Beethoven devono emergere allo stesso tempo forza e precisione; puntualità strutturale ed energia emozionale. Il pianista non si fa trovare impreparato e con accuratezza timbrica, chiarezza pianistica e capacità interpretativa riesce a suonare questo celebre pezzo in modo fresco, trovando le giuste onde ritmiche per l’esecuzione dei diversi movimenti (Allegro con brio, Adagio, Scherzo: Allegro, Allegro assai).
Di conseguenza ci troviamo di fronte all’esplorazione strumentale di un compositore che i più conoscono solo come operista: Giuseppe Verdi, di cui quest’anno celebriamo il bicentenario dalla nascita. Verdi non poteva non far parte di questa scaletta, di cui una delle sue poche composizioni per pianoforte diventa protagonista; si tratta di un breve “Valzer” – forse ve lo ricorderete nel film “Il Gattopardo” di Visconti -, semplice, ma non scontato, che esprime un momento di brio e di divertissement dell’Autore italiano, composizione che Attesti esegue con brillantezza e gaiezza, anche divertendosi sulla tastiera.
Una composizione più intimista segue a quella di Giuseppe Verdi, vale a dire “Gnossienne numero 1” di Satie, dove il compositore francese con pochi tocchi “impressionisti”, leggeri, ripetitivi e ipnotici riesce a creare intorno a sé una dimensione intima e poetica. Attesti, preparato anche all’intimismo chopiniano, è a suo agio sul pianoforte e riesce a ricreare questa dimensione poetica e intimistica. D’altra parte il momento più “europeo” della registrazione sta per terminare; fra gli ultimi brani del CD ne troviamo infatti due di Piazzolla, “Invierno Portenõ” e “Verano Portenõ”, in cui il pianista può esplorare, accanto a una dimensione dolce e melodiosa, anche quella dimensione musicale calda della tradizione dell’America del Sud, una musica in certi frangenti ballabile che risente vivamente degli influssi del Tango, e Attesti, nonostante la sua formazione classica, sembra essere affascinato da questa particolare aura, dentro alla quale s’immerge con calore, facendoci entrare all’interno di queste melodie, allo stesso tempo così delicate (soprattutto per “Invierno Portenõ”) e ballabili (“Verano Portenõ”).
La dodicesima è l’ultima traccia, il cui nome è “Virtuoso Sentimento Shake”, una fantasia in cui il pianista ripercorre liberamente il suo iter sonoro di cui abbiamo parlato fin qui. All’interno dei meandri di questa breve composizione possiamo riconoscere i temi portanti di alcuni brani prima citati, sapientemente messi insieme da Attesti, in un’ultima miscela musicale, fluida, altisonante e virtuosa, che funge da coda finale dell’intera registrazione.
“Virtuoso Sentimento” è un CD vario e molto piacevole, dove Francesco Attesti si rivolge con sapienza musicale ai repertori più diversi, un CD che consiglio agli appassionati e cultori non solo della Musica colta, ma della Musica.   


Stefano Duranti Poccetti

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