30 agosto, 2013

Marina Pennafina: dalla formazione con Pina Bausch fino alla premiazione al Troisi Festival. Intervista all’attrice. Curata da Stefano Duranti Poccetti



Ciao Marina, potresti per favore raccontarmi in breve di te e della tua formazione artistica?

La mia passione per questo lavoro è iniziata con il Teatro e abbastanza casualmente, direi, mi iscrissi ad una scuola di Teatro, la Leonardo Bragaglia, più per curiosità e per vincere la mia timidezza. Poco dopo invece l'amore per il lavoro dell'attore prevalse su tutto e divenne il mio principale scopo di vita.
Dopo i primi due anni alla Leonardo Bragaglia mi trasferii a Roma e cominciai a fare degli stage di perfezionamento con Giuliette Mayniel e Christine Cibils del Living Theater, dove ho imparato a lavorare molto sull'improvvisazione e sulla voce; non contenta approfondii anche il discorso del movimento corporeo con Lindsay Kemp e Pina Bausch… devo dire che lo studio per un attore non finisce mai.

Ti sei formata con personalità veramente rilevanti, come a esempio, come accennavi, con Pina Bausch; che ricordi hai di lei come donna e come Artista?

Il rapporto con Pina Bausch è stato molto professionale, sul lavoro pretendeva precisione e totale concentrazione, ma giustamente, visto che lei era la prima a pretendere questo da se stessa. Si lavorava molto sull'energia dei movimenti e sull'improvvisazione, il tutto unito a una grande tecnica di base che spesso noi attori non abbiamo per quanto riguarda la danza. Sta proprio qui la sua grandezza umana e posso spiegarla con una risposta che mi diede lei stessa un giorno durante lo stage, quando gli chiesi: “Ma noi che non abbiamo una base di danza classica e comunque non siamo dei danzatori professionisti come possiamo riuscire a starti dietro negli esercizi?”; lei con un'infinita amorevolezza rispose: “Anche gli elefanti hanno una loro eleganza e possono danzare”... ecco, questa era Pina Bausch.

Conclusa la tua formazione cominci a lavorare molto giovane nel mondo del Teatro e lo fai con personalità veramente importanti e su testi drammatici molto intensi. C’è una pièce che ti è rimasta più a cuore rispetto alle altre? Perché?
 
Il Teatro è stato molto generoso con me, il mio debutto nei grandi Teatri è stato con il Grande Maestro Mauro Bolognini nel “Berretto a Sonagli” con Paola Borboni, che devo dire mi ha coccolato come pochi. Ha subito creduto in me, tanto da aspettare che tornassi dal mio viaggio di nozze per iniziare le prove dello spettacolo e per accompagnarmi da un suo parrucchiere del cinema per scegliere il colore adatto ai miei capelli… era un perfezionista in tutto!
La pièce teatrale che mi è rimasta nel cuore è senz'altro “Cosi è se vi pare”, sempre di Pirandello con la regia di Bolognini, dove interpretavo Amalia accanto alla grande Alida Valli, donna e attrice di grande generosità e carisma, di cui diventai amica; ecco, forse quella fu la tournée più bella della mia vita, principalmente per il grande rapporto che si creò fra me e Alida, fatto di affetto sincero e complicità, cosa che ritrovavo anche in scena, e poi con Bolognini, che, improvvisamente, senza avvisare, veniva a vedere lo spettacolo in una città della tournée, rimettendoti in prova anche la sera stessa se necessario. Ho imparato molto da lui.

C’è invece un personaggio che hai interpretato che ti è rimasto più dentro rispetto ad altri?

Il personaggio teatrale che più mi è rimasto dentro è senza dubbio alcuno quello di Vincenza in “From Medea”, una sfida, una prova per ogni attrice interpretare una madre infanticida e cercare di portare allo scoperto l'amore malato che si cela nell'animo di queste donne; è sicuramente un personaggio femminile che ogni attrice vorrebbe interpretare almeno una volta nella propria carriera.

Tu hai lavorato sia per lo schermo che per il Teatro, che differenza c’è secondo te tra queste due attività? Qual è che preferisci?

Beh, in Teatro c'è il rapporto immediato e diretto con il pubblico che fa da stimolo ogni sera, si è lì soli con il pubblico dal vivo e non si può replicare; il feeling che si crea con il pubblico in sala è vero, immediato e agisce anche sul personaggio ogni sera in maniera diversa. Poi il Teatro per necessità visive e strutturali ti dà la possibilità di ampliare le emozioni, i movimenti, le azioni del personaggio stesso, perché tutto deve arrivare fino all'ultima poltrona del teatro.
Nel cinema è tutto molto più minimalista e intimo, direi “reale”, basta un movimento minimo e la macchina da presa lo riporta amplificato sullo schermo.
Diciamo che in Teatro si lavora sull'amplificare, mentre nel Cinema si lavora sul togliere. Io personalmente, che amo lavorare sulle piccole sfumature che arrivano dalle emozioni che vive in quel momento il personaggio, preferisco il Cinema, mi dà la possibilità di raccontare il personaggio che interpreto con ritmi ed emozioni più reali e naturali.

 
Puoi parlami allora, se vuoi, della tua esperienza cinematografica?

Nel Cinema ho avuto la fortuna di lavorare sempre con dei grandi Maestri e splendide persone, quali Liliana Cavani, Mauro Bolognini, Carlo Verdone, ma il lavoro a cui sono più legata rimane “Maternity Blues” di Fabrizio Cattani, che mi ha visto fra le protagoniste nel ruolo di Vincenza, ruolo che ho profondamente amato e temuto al contempo proprio per la sua complessità, e che mi ha regalato grandi soddisfazioni quali il Festival di Venezia e il premio come miglior interprete al Festival del Cinema Indipendente in Provincia di Foggia. Si tratta di un’opera che tutt'oggi riesce a far commuovere il pubblico di qualsiasi età.

So che stasera sarai tra le attrici premiate del Troisi Festival. Quali emozioni provi davanti a questo importante verdetto?

Sono molto contenta e onorata di ricevere questo premio al Troisi Festival, Massimo Troisi è un attore che ho sempre adorato. È stato un Grande Artista che ha saputo raccontare con poesia e ironia le storie dei personaggi che interpretava, donando loro una profondità rara da trovare in altri interpreti e registi. Un vero poeta dell'anima. Spero di essere all'altezza di questo importante Premio.

Progetti futuri?

Prossimamente andrà in onda “Un caso di coscienza 5”, dove mi vedrete protagonista della quarta puntata.
In autunno inizierò a girare una nuova fiction per la regia di Luciano Manuzzi; infine sto lavorando al progetto di un film comico con tre donne che spero si realizzi quanto prima.



Curata da Stefano Duranti Poccetti

5 commenti:

  1. Letta! bella e complimenti per il premio! Ufficio Stampa Ferrara

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  2. Grandeeee....... Un caro abbraccio Salvo

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  3. E' sempre bello sapere qualcosa in più di te..... Un abbraccio <3 Lola

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  4. Magnifico. Marina ti adoro. Antonio

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  5. Complimenti Marina, un abbraccio grande Loredana

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