16 agosto, 2013

Francesco Attesti, tra concerti per il mondo e nuovi repertori. Intervista curata da Stefano Duranti Poccetti


Intervistiamo il pianista Francesco Attesti, un grande interprete del repertorio romantico e non solo…


Ciao Francesco, mi permetto di darti del tu, sperando che la cosa non ti dispiaccia. Ti faccio veramente i miei complimenti per la tua carriera, che ti porta oggi a essere considerato uno dei pianisti più importanti per quanto riguarda il repertorio romantico. Potresti per iniziare farmi una breve sintesi della tua formazione artistica, mettendo in risalto i punti focali della tua carriera?

Ho seguito il normale iter di studi con diploma in pianoforte in Italia presso il Conservatorio "Cherubini" di Firenze, per poi seguire corsi di perfezionamento in varie città Europee con grandi Maestri come Sergio Perticaroli, Hector Moreno e Jacques Rouvier, che sono risultati fondamentali nella mia preparazione artistica. Ho vinto premi in concorsi internazionali e questo mi ha permesso di abituarmi al pubblico e allo stress da concerto. Ho quindi cominciato molto presto a fare concerti, già prima che mi diplomassi avevo un'attività abbastanza intensa e questo mi ha aiutato a calarmi "nell'arena" fin da subito. I concerti all'estero per importanti istituzioni sono stati fondamentali per la mia attività. Esibirmi a Salisburgo, Mosca, San Pietroburgo, Londra e New York sono state esperienze molto formative e allo stesso tempo emozionante.

Mi rendo conto di una cosa leggendo il tuo curriculum, dimmi se mi sbaglio: la tua carriera si è sviluppata molto più all’estero, dove hai veramente ottenuto dei risultati sorprendenti, rispetto al tuo Paese. Se ho ragione a fare questa osservazione, sai dirmi perché secondo te questo, nel bene o nel male, è avvenuto?

Sì, in effetti, la maggior parte dei miei concerti, oltre l'80%, si sono svolti e si svolgono all'estero. Credo che ciò dipenda da un'apertura maggiore e nel non aver dovuto operare tramite le solite raccomandazioni che sono necessarie in Italia. Mi spiego: ritengo che negli altri Paesi si venga considerati e premiati rispetto alle proprie capacità e null'altro. Qui da noi, se non si è sponsorizzati da qualcuno si fa ben poca strada e questo l'ho provato sulla mia pelle.

Come vedi il tuo Paese, l’Italia?

Osservando come vanno le cose all'estero, per il nostro Paese non si prospetta un futuro roseo, in tutti i campi, dall'economia alla cultura, ma in particolare vedo difficilissima la situazione della musica colta. Negli ultimi anni si è distrutta una tradizione centenaria di grande musica e la responsabilità è di tutti, nessuno escluso. Inoltre, se si continuano ad esaltare degli pseudo musicisti e si ergono a paladini della poesia e della musica persone mediocri, non è certo questa la soluzione al problema.

Qual è stata la tua più grande emozione in carriera?

Sono state molteplici in verità, ma se dovessi elencarne un paio sicuramente il concerto al Conservatorio di Mosca, o quello alla Columbia University di New York. Potrei però anche menzionare un episodio molto toccante e triste: il 4 ottobre 2009 morì mio zio e io, la stessa sera, dovevo suonare a Miami un concerto che prevedeva l'esecuzione della Sonata Op. 35 di Chopin con la Marche Funèbre, quasi un segno del destino. Credo che quello sia stato il concerto più difficile della mia vita.

Se si può dire, qual è stata invece la tua esperienza che ricordi più negativamente?

Ho avuto la fortuna di non averne e sono comunque fermamente convinto che in musica non esistono esperienze totalmente negative, c'è sempre qualcosa da imparare.

So che il tuo compositore prediletto è Chopin, puoi dirmi il perché? Cos’ha per te Chopin in più rispetto ad altri?

Chopin è davvero il poeta del pianoforte, il compositore per eccellenza di questo strumento. É quello che riesce a far vibrare le corde del mio animo e quindi quello che sento più profondamente. Quando si suona Chopin, il pubblico risponde con un fremito di approvazione e gratitudine nei Paesi di qualsiasi latitudine e ciò è il segno distintivo del grande compositore polacco. La sua musica malinconica, drammatica ed eroica allo stesso tempo è davvero cibo per l'anima.

Altri compositori o repertori che prediligi?

Amo tutta la buona musica, ma se parliamo di classica amo tutti i grandi compositori, oltre che esplorare repertori meno frequentati. Amo comunque Bach, Mozart, quasi tutti i compositori romantici e tardo-romantici. Dicono che ho sonorità giuste per Debussy e Ravel, ma ultimamente non li inserisco spesso nei programmi da concerto.

C’è un concerto in cui hai suonato che ti è rimasto particolarmente impresso?

Sicuramente il concerto al Conservatorio di Mosca. Suonare in una sala leggendaria dove si sono esibiti i più grandi pianisti del mondo, da Richter a Gilels, da Rachmaninoff a Horowitz, mi ha fatto provare delle sensazioni uniche e, forse, irripetibili, oltre che farmi provare una grande emozione.

Stare seduto su quel panchetto da pianoforte, davanti alla tastiera, ti trasforma?

Penso di sì. Molte persone me lo hanno fatto presente dopo i concerti. Ciò è normale; ogni pianista si protende e si impegna per dare emozioni ed esprimere al meglio le idee musicali, esiste solo il pianoforte in quei momenti. Una sorta di trasfigurazione è altamente probabile.

Che cosa significa per te il pianoforte? Liszt disse: “Il mio pianoforte, per me, conta quanto la nave per il marinaio, quanto il corsiero per l'Arabo, forse ancora di più, dato che il mio pianoforte, fino ad ora, è la mia parola, è la mia vita [...] lì sono contenuti tutti i miei desideri, i miei ricordi, tutte le mie gioie e tutti i miei dolori”. Invece per te? Che cos’è “Il mio pianoforte”?

Liszt non avrebbe potuto spiegarlo meglio. In effetti il pianoforte rappresenta tutta la mia vita. Sento una vera e propria necessità fisica di averlo accanto e suonarlo. Il pianoforte è per me certamente un veicolo per esprimere le sensazioni, idee, sentimenti e tutto il mio "io" interiore. Si possono dire tante cose con la musica, molte di più che con le parole.

Cosa pensi del pianismo italiano in questo momento?

Credo che l'Italia abbia un'eccellente tradizione pianistica e tantissimi giovani che possono diventare a pieno diritto i protagonisti della scena concertistica internazionale. Negli ultimi anni ci sono sempre più musicisti emergenti che riescono a vincere premi nei concorsi più prestigiosi. Sarebbe bello che il nostro Paese si prendesse cura di loro, più di quanto stia facendo adesso.

Francesco Attesti perché si differenzia dagli altri esecutori?

Non amo molto parlare del mio modo di suonare, ma, se dovessi riassumere,
direi che cerco di estremizzare al massimo le modalità espressive e differenziare moltissimo le varie sonorità, che devono essere sempre rotonde e piene. Ciò richiede un lavoro enorme nella fase di studio, oltre che prendersi una buona dose di rischi durante l'esecuzione. Amo cercare e sperimentare sempre soluzioni diverse.

Puoi dirmi qual è un pianista che apprezzi in particolare in questo momento? Ti confido che io sono un grande amante di Kissin.

Kissin è certamente uno dei più grandi! Adoro comunque Martha Argerich, la più grande al momento, e Krystian Zimerman.

Vuoi parlami della tua esperienza alla guida dell’Istituto di Musica di Monte San Savino?

Ho iniziato questa nuova avventura due anni fa, un po' preoccupato di non riuscire a conciliare i miei impegni concertistici con la direzione di una Scuola di Musica. Abbiamo comunque raggiunto molti successi, vari allievi vincono regolarmente nei Concorsi e il livello musicale si sta alzando notevolmente. Quest'anno abbiamo inoltre rappresentato a Milano un'operetta musicale per bambini dal titolo “Brundibàr”, in occasione del 70º anniversario dalla prima esecuzione che venne fatta nel campo di concentramento di Terezin. É stato un momento educativo e toccante per i ragazzi che vi hanno partecipato. Spero di poter raggiungere a breve gli altri obiettivi che ci siamo prefissati.

Progetti futuri?

Ne ho molti; innanzi tutto ho in mente di registrare un paio di nuovi CD e un DVD. Uno dei due CD sarà dedicato agli autori italiani per tastiera di inizio '700, mentre l'altro sarà dedicato all'arte della variazione. Poi ho in mente varie "sfide" personali con nuovi repertori, soprattutto per pianoforte e orchestra, ho infatti vari inviti negli Stati Uniti da parte di alcuni direttori.

Prima di concludere, vorrei che tu mi parlassi di una cosa che con la musica non c’entra, ma che c’entra con la tua vita… la tua passione per il volo!

Diciamo che è una passione repressa. Ho avuto un momento della mia vita in cui amavo davvero intraprendere la carriera come pilota. Adesso volo spesso, ma non in cabina di comando e, ovviamente, non è la stessa cosa.


Curata da Stefano Duranti Poccetti

7 commenti:

  1. Complimenti!!!Condivido il tuo forte sentimento per F.Chopin! Lucia

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  2. Bravo Franci!!!!! Mariella

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  3. piace questo elemento. Marco

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  4. Complimenti Maestro.. Donato

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  5. Ciao Francesco ,sei un grande PIANISTA ad alti livelli! Grazzie a te OORTONA e'sempre i turne! Claudio

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  6. grande Francesco! Barbara

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  7. complimenti vivissimi. Cento

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