29 luglio, 2013

"La malattia della famiglia M" o Il male nascosto e inconfessato. Di Stefano Duranti Poccetti


Cantiere Internazionale d'Arte, Acquaviva, Teatro dei Concordi. Sabato 27 luglio 2013

Una panchina, un divano, una porta a vetri... bastano pochi elementi scenici per far vivere teatralmente "La malattia della famiglia M" di Fausto Paravidino, pochi elementi che si adattano molto bene all'allestimento di Carlo Pasquini, i cui attori si muovono sul palcoscenico con ritmi perfetti.
"La malattia della famiglia M" è la storia di un gruppo di persone unite tra loro per diversi motivi. Esistono motivi familiari che uniscono tra di loro un padre - che, se non vogliamo propriamente definire infermo mentalmente, potrebbe essere definito, a ragione, passatemi il termine, "rincoglionito" -, due sorelle - la maggiore, Marta, così tanto presa dal mantenimento della casa e dalla responsabilità di accudire il padre da non saper più pensare a se stessa; la minore, Maria, con evidenti problemi comunicativi sia nell'ambito familiare sia nell'ambito delle relazioni sentimentali - e il loro fratello Gianni, a cui piace la vita mondana e il divertimento, l'alcool e il fumo... Purtroppo la sua fine non sarà felice, visto che morirà in seguito a un incidente. Abbiamo parlato dei motivi familiari che legano questo gruppo di persone (la famiglia M appunto), ma, passando all'altro più ristretto, bisogna parlare di legami sentimentali, visto e considerato che il punto d'incontro tra i due è dato proprio dal legame tra Fulvio, un ragazzo un po' immaturo, e Maria. Si tratta di un legame non facile, visto che la coppia s'interroga per tutta la pièce se la loro storia può o no andare avanti, anche a causa di problemi che giungono in un secondo momento, quando Fabrizio, l'amico di Fulvio affetto da "finta ipocondria", si rende conto di amare Maria e la sua dichiarazione getta la situazione in un più alto grado di scompiglio.
Ultimo personaggio, allo stesso tempo legato e slegato dagli altri, è il dottore del paese, innamorato di Marta, la quale, però, per intime paure inconfessate, non lo accoglie. Il dottore è un po' il narratore della vicenda: è lui che apre, è lui che chiude, spiegando e partecipando ai tormenti dei personaggi, sempre narrati sotto un profilo piuttosto comico, che a volte però sfiora la drammaticità. la morte di Gianni è l'accadimento apice che rende consapevoli i personaggi del loro stato di drammaticità interiore, ed è così che ognuno di loro cerca in qualche modo di cambiare la propria vita. Il dramma infatti si conclude con la partenza delle due sorelle per mete non identificate; poi con il ritorno alla spensieratezza dei due amici, che avevano attraversato un pesante momento di conflitto per cause amorose; infine con il cambiamento di vita dello stesso dottore, che decide di andare in Oriente, mentre il padre resta a casa, solo con il figlio morto disteso su di un lettino, solo come non lo era mai stato in vita sua.
Tributo all'insieme degli attori, artefici tutti veramente di un'ottima prova, sia dal punto di vista della dizione, dei movimenti scenici e dell'intensità espressiva. Prova che ritengo ancora più valida se penso alla difficoltà dei ruoli richiesti - soprattutto quelli del genitore (Gianni Poliziani), di Maria (Maria Carla Generali) e di Marta (Francesca Fenati), senza togliere peraltro nulla agli altri -, per delle figure sceniche che navigano per tutta la pièce in uno stato d'indeterminatezza interiore che gli attori riescono bene a interpretare sapendo nascondere per tutta la messa in scena quel "nascosto" che non verrà mai fuori durante la rappresentazione, quel "nascosto", quella "malattia" che viene amplificata dal fantasma della misteriosa madre, scomparsa in circostanze che non verranno mai chiarite.
Come iniziavo, faccio ancora i miei complimenti a un arredamento scenico - di Valeria Abbiati - allo stesso tempo così minimale e così esauriente e, per concludere, non posso che congratularmi con Carlo Pasquini per il suo ottimo lavoro, che ha attirato positivamente la mia attenzione, come quella del restante pubblico del Teatro.


Stefano Duranti Poccetti



Valeria Abbiati, scenografia
Roberta Rapetti, costumi
Franco Brocchi, musica originale e luci
Elena Cappelletti, trucco
con Gianni Poliziani, Francesca Fenati,
Francesco Storelli, Roberto Giani, Maria Carla Generali,
Tommaso Ghezzi, Giordano Tiberi
27-luglio
Produzione
Nuova Accademia degli Arrischianti

in collaborazione con
Fondazione Cantiere Internazionale d’Arte

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