23 giugno, 2013

“Ce l’hai na sigaretta? Devo fumà sennò respiro male…” I GIORNI DEL BUIO regia e drammaturgia di Gabriele Lavia. Di Mario Di Calo


Teatro Argentina, Roma. Dal 19 al 23 giugno 2013

Foto Tommaso le Pera
Per soli cinque giorni e nella storica Sala del Teatro Argentina di Roma, a conclusione della stagione teatrale di cui è stato egregio direttore artistico Gabriele Lavia, insieme alla straordinaria complicità di Enzo Cosimi, si è assistito al debutto nazionale di diciannove allievi attori del terzo anno del corso di recitazione dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico, e per stimolarli ad essere anche un po’ autori di se stessi il Nostro li ha invitati a cercare per la città, o a ricercare per la città, per le strade di Roma una ‘verità’ scomoda a chi è perfettamente integrato, quella degli homeless, dei barboni, con i quali noi tutti, tutti i giorni volente o nolente conviviamo e dobbiamo fare i conti, un esercito di esseri alla deriva, che diventano sempre più numerosi, con storie ognuna diversa ma accomunata da scelte non sempre volontarie ma piuttosto dall’abbandono e dal disprezzo o semplicemente dalla perdita del lavoro o per un amore andato a male.
Le diciannove storie vengono fuori, si materializzano, di volta in volta da un corpo unico, un unicum costituito appunto dai diciannove interpreti, tutti nudi e biaccati, gli uomini provvisti solo di boxer, mutande o slip e le donne di reggiseno e culotte. Avanzano tutti e diciannove muti in un palcoscenico nudo, illuminato solo da fari posti ad altezza macchina o treno, portando in processione un totem costruito dall’elemento caratterizzante per antonomasia il barbone, e cioè il carrello della spesa, sottratto a qualche malcapitato supermercato, contenitore per ogni qualsiasi refurtiva o bene personale. Questo totem a forma piramidale è l’unico elemento scenografico della serata sul quale arrampicarsi o sostare per recitarvi qualcuna delle tante storie - e che ad un certo punto assurge al soffitto, prima di scomparire del tutto per poi ridiscendere in un suggestivo finale.
Le storie raccolte e rivissute dai giovani interpreti sono tutte diverse e cadenzate con tanto di luogo, provenienza e data della ricerca effettuata, commoventi e divertenti, caratterizzate dal feticcio dell’immaginario registico di Lavia. Indossando i classici impermeabili neri laceri e un po’ rigidi, i protagonisti diventano Pina, Italia, Karim, Edda, Lello… o la barbona che sosta proprio fuori alle porte dell’Argentina e che vive facendo graffiti sul selciato della strada proprio antistante al teatro.
Ed è emblematico che Gabriele Lavia abbia chiesto ai suoi allievi di fare questo tipo di ricerca, molti di questi esseri così poeticamente emarginati sono aspiranti cantanti e/o attrici mancate, la sottile linea di confine tra l’essere attore e la scelta coraggiosa di essere solo un lembo di una società che ci attrae o ci respinge allo stesso modo, ha molti punti di contatto con l’essere attore oggi, in un contesto in cui il teatro oramai vive solo di appassionati nostalgici o di sperimentatori spericolati, anche se lentamente il teatro si sta riconquistando la spazio meritato a scapito di uno scarsissimo intrattenimento televisivo o di un cinema troppo ripetitivo.
Il lavoro a quattro mani che Gabriele Lavia ed Enzo Cosimi fanno è encomiabile, due entità artistiche apparentemente distanti sono fuse perfettamente, non si percepisce dove inizia il lavoro dell’uno e comincia quello dell’altro, sintonia perfetta e ben riuscita, danza, movimento e recitazione si fondono armonicamente come nel corpo unico degli interpreti per diventare un'unica scrittura drammaturgica effettuata sì sulla ricerca singola ma che alla fine appare un unico inconfondibile grido.
Spettacolo che meriterebbe distribuzione ulteriore avendo radici molto solide ed un impatto emozionale raro e gli interpreti tutti, diversi e con doti ben evidenziate, di altissimo livello: Rosy Bonfiglio, Valentina Carli, Barbara Chichiarelli,Giulio Maria Corso, Flaminia Cuzzoli, Valerio D’Amore, Alessandra De Luca, Arianna Di Stefano, Desiree Domenici, Carmine Fabbricatore, Giulia Gallone, Samuel Kay, Matteo Mauriello, Marco Mazzanti, Ottavia Orticello, Alessandra Pacifico Griffini, Gianluca Pantosti, Eugenio Papalia , Matteo Ramundo a tutti un unico grande plauso, per la disponibilità, per la generosità e la purezza portata in scena, nei vari talenti comici piuttosto che drammatici ma tutti efficacemente e straordinariamente pronti a generose carriere.

Mario Di Calo



dal 19 al 23 giugno al Teatro Argentina di Roma
Gabriele Lavia dirige gli allievi
dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”
in uno spettacolo tratto da interviste e testimonianze che i giovani attori
hanno raccolto fra gli homeless di Roma
I GIORNI DEL BUIO
19 ragazzi per 19 storie di rifiuto e di emarginazione sociale
che portano sul palcoscenico il racconto corale di un’umanità alla ricerca di un rifugio dove ripararsi nel tentativo di sopravvivere a condizioni ostili e al disagio esistenziale
con Rosy Bonfiglio - Johanna, Valentina Carli - Pina,
Barbara Chichiarelli - Italia, Giulio Maria Corso - Karim, Flaminia Cuzzoli - Susy,
Valerio D’Amore - Vincenzo, Alessandra De Luca - Nina, Arianna Di Stefano - Ira, Desiree Domenici - Tiziana, Carmine Fabbricatore - Lello, Giulia Gallone - Maria, Samuel Kay - Caesar, Matteo Mauriello - Leonardo,
Marco Mazzanti - Giovanni, Ottavia Orticello - Edda, Alessandra Pacifico Griffini - Dolores,
Gianluca Pantosti - Maurizio, Eugenio Papalia - Benny, Matteo Ramundo – Paul, assistente Veronica Polacco
regia e drammaturgia di Gabriele Lavia
coreografia Enzo Cosimi
costumi Gianluca Sbicca - scene Paola Castrignanò - assistente alla regia Giacomo Bisordi
Una coproduzione Teatro di Roma

Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico I Fondazione Teatro della Pergola

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