22 maggio, 2013

Tra Passato e Presente. Poesie di Massimo Triolo. "Rosa".


Rosa

Ma dov’è il rosso della rosa?
Spinosa svetta
come un pinnacolo,
senza i suoi petali.
Dov’è il rosso della rosa?
Chi l’ha vista fiorita?
Rosa che fosti,
composita e delicata,
rosa che fosti
e non sei più.
Metafora crudele
della vita,
che qui fra gli uomini,
si fa e disfà
in un giorno o poche ore.
Fosti rosa fiorita,
sul nero feretro
che sfilava…
Non sei meno rosa, adesso,
avvizzita e spennacchiata,
sul ciglio di una lapide
che porta memoria.
E chi sarà
il prossimo testimone
del tuo fuggevole ciclo?
Baleni di rosso
col boccio appena schiuso,
ti apri come una rossa gola
nello sbadiglio che ti è maturità,
e finisci con un gambo nudo
di spine irsuto.
Il poeta ti ha cantata,
perché fossi colta da mani diafane
e delicate,
testimone inconsapevole –
nel tuo splendore chiusa –
di morte e amore,
deferenza e gelosia.
Rosa attinta al nero inchiostro
di chi ti scrive adorante,
rosa chiusa
tra le pagine di un libro caro,
pegno di amore,
custode di segreti altari;
rosa selvatica
o del giardino della sera,
il tuo profumo ubriaca
per il tempo di una farfalla,
che attorno ti descrive cerchi,
e su te riposa
ignara d’esserti sorella.
Ma dov’è il rosso della rosa?
Spinosa svetta
come un pinnacolo,
senza i suoi petali.
Dov’è il rosso della rosa?

Chi l’ha vista fiorita?


Massimo Triolo

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