24 marzo, 2013

Misterman, di Enda Walsh. Regia di Luca Ricci. Con Alessandro Roja. Di Daria D.



Milano, Campo Teatrale. Dal 22 al 24 marzo 2013

Sempre più spesso si vedono in scena attori reggere da soli il peso di drammaturgie contemporanee sofferte e problematiche, fornendo prova della loro capacità nel rappresentare personaggi difficili e scomodi, che hanno a che fare con pazzie, solitudini, incapacità di affrontare la realtà, o immersi in essa fino al collo, o meglio, alla morte.
In un certo senso possiamo ringraziare la crisi se il teatro si è quasi ridotto al minimo indispensabile, riportando i testi alla loro essenzialità e sostanza, dando la possibilità agli attori di offrirci il meglio di se stessi, su palchi quasi privi di scenografia.  Insomma la lezione di Grotowski è sempre valida e attuale.
È quello che succede in Misterman, testo del drammaturgo irlandese Enda Walsh che aveva visto il debutto nel 1999, e che prevede sulla scena un solo attore, ma dalle molte personalità, un caso clinico interessante, specialmente perché tra tutte c’è anche quella di un angelo sceso sulla terra per portare moralità, pace e la parola di Dio.
Sul palco pochi elementi di una specie di laboratorio da inventore pazzo, la ruggine regna sovrana, la polvere pure, tape recorder da ogni parte da cui sentiamo le voci che Thomas ha registrato. Sono quelle dei suoi vicini di casa, abitanti del villaggio immaginario di Inishfree.
Il ragazzo si aggira tra di loro un po’ come “lo scemo del villaggio”, e allora ci viene in mente il protagonista di Ordet, lo stupendo film di Dreyer o quello di Beckett “Krapp’s last tape”.  Forse troppo?  Forse una speranza…
O semplicemente quegli insopportabili preacher che vanno per la strada maledicendo a destra e a manca, in nome di un Dio punitivo. Insomma la follia è tutto e anche il suo contrario.
Thomas dialoga con tutti per captarne i lati oscuri, sporchi, nascosti e far pulizia tra questi personaggi a lui ostili, che si divertono a prenderlo in giro, perché lui è diverso, nella sua semplicità e innocenza ma anche nella  testarda ostinazione a voler predicare il bene, diffondere la musica di Dio, lui “unico gatto in un paese di cani”.
La madre è assente presente, amorevole e servizievole, il padre sta al cimitero, ma il suo vestito è appeso da un lato, come a indicare che potrebbe tornare a indossarlo. Ma sarà Thomas a infilarselo per andare sotto la poggia, come un battesimo purificatore.
Eppure Thomas non è sempre l’angelo che ci fa credere. Quando per esempio prende a calci dei cani arrabbiati che forse nella sua mente rappresentano il vicino ubriacone, la donna tentatrice, il bastardo di turno che si diverte a deriderlo per le sue idee.  E allora sfoga la sua latente aggressività con una violenza inaudita, come se glielo avesse ordinato Dio. In fondo anche Gesù Cristo prese a calci i Farisei ,senza tanti complimenti.
E alla fine da bravo predicatore eccolo salire su un palco a forma di sedia gridando “Vi ho ascoltato quando nessuno vi ascoltava e voi ridevate di me. ORA ASCOLTATE ME!”.
Povero Thomas, che nessuno ascolta, destinato a portare sulle spalle quel registratore legato a un palo, come una croce, una penitenza per la sua arroganza mista a innocenza, di cui va tanto fiero.
Bravo Alessandro Roja che misurando sorrisi e aggressività, recita questo testo che è più una prova d’attore che di originalità e di chiarezza drammatica.
Forse è il nuovo corso dei drammaturghi di oggi che, perduti in un mondo che ha perso quasi tutto, portano sulle spalle la mancanza di messaggi, risposte e speranze. Anche questo, in fondo, ha il suo fascino.

Daria D.


Misterman
dal 22 al 24 marzo 2013 ore 21 (dome 18.30)
di Enda Walsh
con Alessandro Roja
regia Luca Ricci
musiche originali ed effetti sonori Antonello Lanteri

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