12 marzo, 2013

L’Isola dei rifatti. Omaggio al Grand Guignol. Testo e regia di Virginio Liberti. Di Daria D.



Milano, Teatro Oscar. Dall’1 al 17 marzo 2013

La prima immagine che la scenografia mi ha evocato, è stata il quadro di Edward Hopper “People in the Sun” del 1960 e se il titolo non ci ricordasse una certa inquietante realtà, che Virginio  Liberti accomuna, non per caso, con il Grand Guignol, teatro che a Parigi ebbe la sua nascita e sviluppo tra il 1896 e il 1952, per opera di Oscar Métenier, mi sarei aspettata un tranquillo ensemble di pensionati, villeggianti, tubercolotici in viaggio da Davoz alla Florida o viceversa, invece che su un’isola d’infame memoria come Alcatraz.
I tre personaggi, seduti sulle sdraie a leggere giornali intellettualmente poco profondi, mostrano subito la loro appartenenza a una sottospecie di umanità dedita alle più feroci nefandezze, dal traffico di droga, armi e organi, all’omicidio plurimo, al cannibalismo, alla ricerca e soppressione d’individui diciamo così “inutili e pericolosi alla società”, vestiti in maniera volgare e assurda parlano, spettegolano, si sentono superiori, godono anche fisicamente ai racconti di stupri, violenze, assassini.
Gli attori, tutti molto bravi, specialmente Maria Eugenia D’Aquino e Annig Raimondi, il cui monologo finale, disperato e intimista, ci fa rivivere le sensazioni di una donna tradita e umiliata che tenta di uccidere il marito, mentre prima si era scatenata in un twist come una ragazzina, portano sulla scena il peggio delle paure, delle distorsioni, delle aberrazioni del genere umano, in questo testo originale ma che per essere fedele a un linguaggio e a delle immagini granguignolesche, si lascia sfuggire qualche chiarezza sullo svolgimento dei fatti. 
Liberti parla di Alcatraz nelle sue note al testo, come l’isola simbolica su cui si ritrovano i personaggi, e da qui ovviamente non si può scappare, qui si è venuti per scontare le pene, per rifarsi i connotati, per eludere l’INTERPOL, per dimagrire, per guarire.  Sono tutte illusioni di cui si ciba il genere umano o disumano che sia.
Il dottore che dovrebbe essere quello più sano, ovviamente, non ci risparmia le sue nevrastenie e ansie, i suoi metodi geniali che invece di basarsi sulla somministrazione dei farmaci, in questo caso antidepressivi, usa come terapia le feci e le urine degli stessi pazienti, che vengono rimessi in circolo nei corpi stessi da cui sono stati espulsi. 
Forse potrebbe essere una terapia da lanciare sul mercato, farebbe risparmiare denaro al Servizio Sanitario Nazionale e andare in rovina le plurimiliardarie case farmaceutiche. Che bello sarebbe.  Per non parlare dell’utilità del riciclo.
Di chirurgia plastica si parla alla fine, poco, poteva essere il pretesto per dimostrare quanto siano da Grand Guignol tante facce sottoposte a interventi cosiddetti estetici, che non necessariamente appartengono a trafficanti, uxoricidi o infanticidi. Per questo ci aspettavamo che i bravi attori impersonassero l’attrice famosa, il modello tutto muscoli e niente cervello, l’imprenditore al top, il politico corrotto, la contessa Serbelloniviendalmare.  Ma il regista rimane coerente al Grand Guignol e giustamente non vuole avventurarsi sul terreno del realismo, per cui lascia tutto sospeso, e a noi il compito di fare le dovute associazioni con tanti personaggi disgustosi che popolano la televisione, la politica, i media.
I quattro interpreti sono diretti giustamente come persone sane e sensate che recitano le loro pazzie, su quest’isola immaginaria cui almeno una volta nella vita, siamo tutti quanti approdati.

Daria D.



Prima assoluta
L’ISOLA DEI RIFATTI
Di Virginio Liberti
Omaggio al Grand Guignol
Regia Virginio Liberti
Con
Maria Eugenia D’Aquino,
Riccardo Magherini,
Annig Raimondi,
Carlo Decio
Spazio scenico e luci Fulvio Michelazzi
Costumi Horacio De Figuieredo
Suono Tommaso Taddei
Produzione PACTA, . dei Teatri, Compagnia Gogmagog
In collaborazione
Con Regione Toscana
Spettacolo inserito nell’abbonamento ‘Invito a teatro’

Nessun commento:

Posta un commento