17 agosto, 2012

“Ciro in Babilonia”, il trionfo di Ciro e del Rossini Opera Festival



Teatro Rossini, Pesaro. “Rossini Opera Festival”, lunedì 13 agosto 2012

Baldassarre, re di Babilonia, è assediato nella sua capitale da Ciro, re di Persia, che conduce la guerra con l’aiuto dei Medi. Durante una sortita nel campo nemico, Baldassarre riesce ad impadronirsi della moglie di Ciro, Amira, e del loro figlioletto Cambise...
Il prologo qui presentato è il preambolo del soggetto dell’opera “Ciro in Babilonia”, che ha inaugurato l’edizione 2012 del Rossini Opera Festival. Un festival che si tiene da trentatré anni nel mese di agosto nella cittadina di Pesaro, che celebra il genio di Gioacchino Rossini, che qui nacque nel 1792, e che, insieme alla Fondazione Rossini, rintraccia dove possibile i manoscritti autografi del compositore e cura le fondamentali edizioni critiche di ogni sua opera, presentando ogni anno agli appassionati almeno tre produzioni operistiche del loro illustre concittadino, anche quelle inedite come il “Ciro in Babilonia”, che fu presentato al pubblico del Teatro Comunale di Ferrara esattamente duecento anni fa.
Una moltitudine di persone, spesso proveniente da tutto il mondo, nel mese più caldo dell’anno, viene a Pesaro per seguire le vicende dei vari Baldassarre, Ciro e Amira, che piangono le loro miserie, cantano di guerre e tradimenti e si sprecano in supplizi e sacrifici.
Melomani in festa, accomunati dalle appassionate note del grande maestro pesarese, popolano il Teatro Rossini e acclamano i loro beniamini, onorandoli di epiteti esornativi fuori da ogni deplorevole dubbio o discussione. Sì, perché a Pesaro si esibiscono i migliori, da Abbado a Juan Diego Flòrez, da Ronconi a Pierluigi Pizzi. Ma non solo, grazie a un’oculata ricerca, il festival dà la possibilità ai giovani più meritevoli di esprimersi, affidandogli spesso i ruoli principali delle produzioni in atto. Non è un caso se il tenore peruviano Juan Diego Flòrez, a detta di molti il tenore più bravo nel mondo, sia nato artisticamente proprio da questo fortunato festival.
Ma andiamo da dove siamo partiti, dall’opera che ha inaugurato il Festival: Ciro in Babilonia, ossia La caduta di Baldassarre, un dramma sacro in due atti che all’epoca fu accolto con mugugni, forse a causa del testo poco valoroso, fu dallo stesso compositore considerato un fiasco. Ebbene, grazie ad una notevole intuizione del giovane regista torinese Davide Livermore, il teatro d’opera si è trasformato in una sala cinematografica dei primi anni del Novecento, trasformando di fatto un’opera statica, dovuta alla farraginosità del libretto e all’abbondanza dei recitativi, in uno spettacolo dinamico e piacevole. Il regista ha giocato, attraverso continue contaminazioni, sul doppio piano del melodramma e del cinema muto, facendo di un’opera musicale un kolossal, che riferendosi a pellicole d'epoca come 'Cabiria' (1914) tramuta i personaggi del melodramma in attori del cinema muto, a loro volta proiettati sullo schermo.
Il racconto si snoda come su una grande pellicola e i colori non potevano essere che il bianco e il nero, con gli splendidi costumi di Gianluca Falaschi che filtrano la storia attraverso l'abbigliamento di inizio XX secolo. Le didascalie da cinema muto, che durante l'Ouverture spiegano l'idea registica, consentono anche allo spettatore meno informato di seguire l'intricata vicenda. Il cast è stato all'altezza della situazione e hanno trionfato i protagonisti, a partire da Ewa Podles, grandissima professionista dalla rara vocalità, che ha interpretato il personaggio di Ciro con energia e determinazione. L'australiana Jessica Pratt ha incantato la platea con la splendida aria “Deh! Per me non v'affliggete”, dove ha sfoderato le sue doti di agilità e la capacità di affrontare con disinvoltura e carisma le “esplosioni” sonore. Non è stato da meno Michael Spyres, tenore, che, specie nella grande aria di Baldassarre “Qual crudel, qual trista sorte”, ha messo in campo una ricchezza di colori e di fraseggio che hanno segnato un'interpretazione unica. Tutti sotto la splendida direzione del direttore Will Crutchfield. Un’opera che si è conquistata gli applausi del pubblico sin dall’inizio, che grazie, soprattutto alla splendida regia, si è resa fruibile come spettacolo raffinato, ironico ed emozionante. E per finire da dove avevamo iniziato: E tutti, vincitori e vinti si ritrovano nella Gran Piazza di Babilonia dove si celebra il trionfo di Ciro, ed io aggiungo: del “Ciro in Babilonia” del festival di Rossini di Pesaro.

Antonio Castaldo

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