22 marzo, 2012

"Santa Giovanna dei Macelli". Il primo connubio Ronconi - Brecht funziona al meglio!


Piccolo Teatro Grassi, Milano. Mercoledì 13 marzo

Chicago, 1929: la crisi economica colpisce l'America e il mondo intero. Operai perdono il lavoro e muoiono di fame, mentre gli imprenditori non si comportano con umiltà davanti a questa catastrofe, ma anzi, accecati dalla loro sete di ambizione e di guadagno, si disinteressano dei lavoratori, a favore dei loro illegittimi affari. Mauler (Paolo Pierobon) è uno di questi capitalisti, un pezzo grosso dell'industria della carne macellata, da cui dipendono tanti altri imprenditori, che non fanno altro che contrattare prezzi e merci, senza pensare minimamente ai loro ex operai - licenziati - caduti in disgrazia. C'è solo un'anima buona in questa vicenda, una sognatrice con l'intento di salvare l'umanità dalla miseria: Giovanna D'Ark (Maria Paiato) - palese il riferimento a Giovanna D'Arco - che cercherà di moralizzare gli imprenditori tramite la parola di Dio e, se a un certo momento la sua parola sembra avere la meglio, in un secondo le cose ricadono nuovamente, e anche lo stesso Mauler, che inizialmente aveva sembrato ascoltare i consigli della donna, si ridà proprio nel finale all'avidità per gli affari   che l'aveva contrassegnato all'inizio. La morte di Giovanna conclude la pièce e il suo nome viene fatto santo, di una santità di scherno però: Santa Giovanna dei Macelli.
Si tratta della prima regia di Luca Ronconi su un testo brechtiano e si può dire che questo primo tentativo sia stato molto felice. La scena è contrassegnata da una gru sulla sinistra in cui si ergono tutte le figure del potere - come Mauler o il capo dei Cappelli Neri Lennox (Michele Maccagno), vale a dire quell'ordine che dovrebbe servire nella parola di Dio, ma che in realtà vuole salvaguardare solo i suoi interessi materiali, in cui la stessa Giovanna si trova all'inizio per poi in seguito distaccarsene. La gru è il simbolo del "potere sociale", del potere esercitato nella forza della propria autorità convenzionale, un'autorità che alla fine diventa oggetto di stupidità. Giovanna salirà sulla gru solo al momento della morte, quando gl' imprenditori ce la metteranno per decretarla ironicamente santa. Gli uomini di affari sono simbolicamente tutti racchiusi dentro dei barattoli di carne in scatola - sono proprietari di fabbriche di questi oggetti: hanno perso ormai la loro umanità, non sono soltanto uomini che pensano ai loro prodotti, ma lo sono materialmente diventati. Solo Mauler non è racchiuso dentro uno di questi barattoli, lui d'altra parte dimostra in certi frangenti del dramma di essere ancora un uomo, ma non abbastanza per restarlo per sempre. I Cappelli Neri sono significatamente illustrati con costumi da soldati: difendono la parola di Dio con la forza e non solo: difendono i loro interessi con la forza, prendendo solo come un pretesto la parola di Dio. Gli operai sono invece rappresentati nella loro più terribile miseria, costretti a rinunciare al rispetto altrui per guadagnare qualche soldo o addirittura per mangiare una minestra. Sulla scena è disposto anche un pannello per proiezioni video - supportato da una serie di "televisioni" in primo piano, in cui passano le immagini. Molti video vengono proiettati e il loro contenuto, spesso simbolico, si relaziona con gl'interventi dei personaggi sulla scena. 
Unica piccola pecca che ravviso in questo spettacolo è la mancanza di un unico registro recitativo. Gli attori si comportano molto bene singolarmente, ma con tecniche diverse tra loro. Sopra a tutto emerge il fatto che la Paiato fa uso di un tipo di recitazione tipicamente brechtiana di estraniamento seguendo i canoni del Teatro Epico, mentre  Pierobon sembra veramente vivere appieno il suo personaggio, facendo pensare al più comune metodo di Stanislavskij. 
In ogni caso si tratta veramente di un'ottima opera d'insieme di cui il Maestro Ronconi può sentirsi a parer mio pienamente soddisfatto.

Piccolo Teatro Grassi
dal 28 febbraio al 5 aprile 2012
Santa Giovanna dei macelli
di Bertolt Brecht
traduzione Ruth Leiser e Franco Fortini
regia Luca Ronconi
scene Margherita Palli
costumi Gianluca Sbicca
luci A. J. Weissbard
musiche a cura di Paolo Terni
interventi filmici Emanuele Di Bacco, Nicolangelo Gelormini
con (in ordine alfabetico) Francesca Ciocchetti, Roberto Ciufoli, Gianluigi Fogacci, Giovanni Ludeno, Michele Maccagno, Alberto Mancioppi, Francesco Migliaccio, Massimo Odierna, Maria Paiato, Paolo Pierobon, Fausto Russo Alesi, Elisabetta Scarano
una produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa, The State Academic Maly Theatre of Russia, Mosca
in collaborazione con Centro Sperimentale di Cinematografia - Sede Lombardia
per gentile concessione dell'editore Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main


Stefano Duranti Poccetti

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